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IL DISEGNO INFANTILE come strumento privilegiato per comprendere il bambino.


lo scarabocchio, il disegno, le attività artistiche in generale, per la loro immediatezza e drammaticità, per le loro possibilità d’astrazione e di rappresentazione di concetti e stati d’animo complessi, possono rappresentare una delle forme e fasi di gioco più evoluto e creativo”. (Oliviero Ferraris A.; 1973; Il significato del disegno infantile. Bollati Boringhieri. Torino. Pp.11)

Chi lavora con i bambini (educatori, insegnanti, psicologi, terapisti ecc.) conosce l’importanza del disegno e il suo utilizzo per avere informazioni sulla personalità e lo stato emotivo del bambino stesso. Per “leggere” correttamente ciò che il bambino proietta sulla sua opera grafica è necessario avere chiare le fasi evolutive del disegno infantile che procedono di pari passo con la crescita. Questa stretta correlazione ci permette di avere un prezioso strumento per monitorare lo sviluppo cognitivo del bambino o per cogliere aspetti emotivi importanti.

· A un anno il bambino comincia a giocare con i colori e a cercare di sfregarli su una qualsiasi superficie, ma gli serviranno ancora alcuni mesi di esercizio prima di riuscire a raggiungere il foglio;

· Verso i 15 mesi il disegno è generato da gesti casuali che producono un segno: ciò gli dà soddisfazione e cerca di ripetere il gesto;

· Verso i 20 mesi il bambino sembra ancora “colpire il foglio” con movimenti che sembrano esercizi motori legati al piacere di fare. E’ quello che Lowenfeld V. e Brittain V.L. (1960) chiamano “scarabocchio disordinato”. Pian piano però inizia ad emergere una timida intenzionalità, nel senso che il piccolo è in grado di coordinare meglio le sue capacità visive con quelle motorie per produrre determinati segni. In questi mesi il bambino produrrà linee orizzontali, verticali e circolari. Sono movimenti molto ampi che hanno la funzione di lasciare tracce di sé ovunque: sul foglio, sul pavimento, sui muri…

· Intorno ai 2 anni, dopo vari mesi esercizio compare lo “scarabocchio controllato” (Berenson M.; 1968) dove il bambino scopre di essere lui l’autore di quelle opere. Inizia a diventare sempre più padrone del suo spazio, dei suoi gesti e delle sue intenzioni. Le forme sono sempre più circolari e spesso il bambino cerca di illustrare la sua opera all'adulto. Più l’adulto si mostra interessato e coinvolto e più il bambino sarà incoraggiato ad esprimersi con il disegno;

· Tra i 2 ed i 3 anni il bambino comincia ad attribuire non solo nomi ma anche significati sempre più precisi ai suoi scarabocchi, che assumono un aspetto sempre più affettivo e relazionale, attraverso il bisogno di occupare sempre più spazio nel foglio e di ricevere sempre più attenzione ed approvazione;

· A 3 anni lo scarabocchio è carico di significato sempre più relazionale (Winnicott D.; 1971) e il bambino lo utilizza per disegnare sensazioni interne vissute con una certa intensità;

· Tra i 3 ed i 4 anni, oltre a dare un nome ai suoi scarabocchi, il bambino inventa storie su ciò che produce. Gli scarabocchi acquistano forme sempre più precise;

· Verso i 4 anni il significato del disegno diventa più comprensibile all'adulto. Iniziano le prime rappresentazioni delle figure umane e vi è il passaggio alla fase figurativa. La rappresentazione, che risulta uguale per tutti i bambini del mondo è quella dell’omino cefaloide, cioè una grande testa con attorno abbozzate due braccia e due gambe.

· A 4 anni e mezzo compare il tronco;

· A 5 anni la figura è inconfondibile. Sono presenti occhi, naso e bocca; il tronco è più lungo e largo e da li partono le braccia e le gambe. Compaiono i vestiti e la figura viene collocata in un paesaggio con terra e cielo. Il bambino comincia ad usare il disegno anche per raccontare storie e per dare forma ad emozioni personali.

· A 6 anni il bambino riesce a personalizzare sempre di più la sua immagine utilizzando anche il profilo per i dialoghi. Egli disegna la realtà non come la vede ma come pensa che sia. Sono tipiche di questa fase la trasparenza e la mancanza di prospettiva. Luquet (1927) parla realismo intellettuale;

· Dai 6 agli 8 anni , oltre al disegno compare la scrittura. La figura umana viene collocata su una line adi base e un’altra linea nella parte superiore definisce il cielo.

· Verso gli 8-9 anni il bambino passa nella fase di realismo visivo (Louquet; 1927)) e disegna la realtà così come la vede;

· Dagli 11 anni in poi, il piacere di disegnare è molto legato a precise abilità visive e manuali che, quando sono riconosciute ed espresse, danno soddisfazione al suo autore, altrimenti subentra frustrazione e senso di inadeguatezza.

In sintesi, si possono individuare tre tappe principali: lo scarabocchio, nella quale il bambino si esprime con linee prima incontrollate e poi scelte; lo stadio schematico, in cui utilizza schemi per raffigurare le figure umane, gli oggetti e l’ambiente; infine lo stadio naturalistico, ricco di forme che somigliano di più al mondo circostante.

Riferimenti Bibliografici

Berenson M. (1968). Dallo scarabocchio al disegno. Armando Editore. Roma;

Lowenfeld V. e Brittain W.L.(1960). Creatività e sviluppo mentale. Giunti Barbera, Firenze;

Oliviero Ferraris A. (1973). Il significato del disegno infantile. Bollati Boringhieri. Torino;

Puviani V. (2006). Le storie belle si raccontano da sole. Junior Editore. Bergamo.

Winnicott D. (1971). Colloqui terapeutici con i bambini. Interpretzione di 300 scarabocchi. Armando Editore, Roma. 1974;

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